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giovedì 3 febbraio 2011

Solstizio d'inverno

Solstizio d'inverno

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Volete un regalo prezioso per voi, danzatrici? Nezami, (1141-1209) un raffinato poeta conteso tra Persia ed Azerbaijan, compose un diwan (canzoniere) dallo stile sensuale, raccogliendo leggende persiane, caucasiche e indiane, tramandate nel tempo da poeti cortesi. La raccolta dei 'Cinque Poemi' contiene il poema allegorico ’Le sette bellezze’, che narra la vita e le gesta di caccia e di guerra del giovane re Bahram Gur, cresciuto alla corte di un re arabo. Sposera' le bellissime donne che ama, le figlie dei re piu' potenti, dal Marocco a Bisanzio, al Raja d'India? Ogni sera fa visita ad una di esse, ospitata in un padiglione che il principe ha fatto creare per ognuna di loro. Legate a pianeti e colori diversi, le principesse intrattengono Bahram narrando racconti e poesie. Ma gli intrighi di corte minacciano il regno di Persia; giustiziato il visir traditore, Bahram Gur tornera’ tra le cupole dei padiglioni per convertirli in templi devoti al culto del fuoco.


Eid Milad Majid! - Natale in Arabia

Eid Milad Majid! - Natale in Arabia






Muscat quest'anno e' tutto uno spettacolo di luci: abeti decorati in oro e rosso ad ogni vetrina, nei centri commerciali, negli alberghi e negli uffici. L'albero colorato piace a tutti, e sono molte le comunita' cristiane di varie confessioni e nazionalita' che celebrano il Natale nei diversi Paesi del Golfo e anche qui nel Sultanato dell'Oman. Cattolici, protestanti, evangelici, battisti, maroniti e fra qualche settimana anche ortodossi e copti d'Egitto. A Muscat si trovano una decina di chiese e luoghi di culto cristiani, e tra questi la chiesa cattolica di Ruwi che e'stata costruita nel 1977. E'sicuramente il frutto di un protocollo di concordato tra il ministero omanita degli Affari Religiosi e le autorita'del Vaticano su pressioni della comunita' cristiana locale, quasi interamente indiana.



Ecco alcune immagini della chiesa di Ruwi. Ieri pomeriggio, quando ho fatto le foto, era chiusa e gli operai allestivano nel cortile le sedie per i fedeli che in serata si sarebbero riuniti per i canti di Natale. Alle pareti esterne della chiesa erano stati fissati dei grandi schermi, - un po'come si fa al bar per le partite di calcio, - per consentire ai fedeli che non trovassero posto all'interno, di seguire la cerimonia dal cortile. La bacheca riporta il calendario delle messe in lingue misteriose: konkani, sinhala, malankara, oltre a tamil, urdu, malayalam e tagalog filippino. C'e' anche una messa in latino ogni terzo giovedi' del mese. Una curiosita': la chiesa non puo' erigere campanili ne' altri simboli all'esterno dell'edificio. Ad ogni modo, Buon Natale!

Islam e spettacolo

[David_Roberts_-_Interior_of_the_Mosque_of_the_Sultan_El_Ghoree.jpg]



Islam e spettacolo 

David Roberts - Interior of the Mosque of the Sultan El Ghoree
Sin dalla nascita dell' Islam, la liceità della musica e del canto è stata materia di dibattito. Se ne discuteva la legittimità non solo per quanto riguarda l'artista ma anche riguardo al pubblico. Sia i fautori che i detrattori fondavano la legittimazione della loro posizione sul Corano e sugli hadith, i detti del Profeta.
Lo studioso dell'undicesimo secolo Imam al-Ghazali tratta della danza estatica maschile in un contesto religioso, e definisce quale sia la giusta condotta durante l'estasi e la trance. Essa è definita dalle regole di tempo, luogo e compartecipazione. La regola generale è che: "se il piacere che induce a danzare è lodevole e la danza lo accresce e lo rinforza, allora danzare è degno di lode’’. Sempre secondo al-Ghazali, la musica è permessa a meno che non si tema la tentazione. La voce femminile invece potrebbe sedurre l'ascoltatore. Guardare le interpreti è sempre vietato, ascoltare la voce di cantanti donne nascoste è vietato ugualmente se evoca immagini tentatrici. E paragona poi la liceità dell' ascoltare una cantante nascosta a quella del guardare un giovane ragazzo imberbe.
La dottrina si sofferma anche sull’uso degli strumenti musicali. Suonare il tamburello, per esempio, è lecito se è fatto da donne ad un matrimonio ma è proibito se fatto da uomini in un contesto di omosessualità o di prostituzione.

Chelebi, uno studioso del diciassettesimo secolo, distingue tre categorie di musica: quella che proviene dagli uccelli, dalla voce umana e dagli strumenti. Egli afferma che nell' Islam è permesso ascoltare le melodie prodotte dagli uccelli e quelle prodotte dalla voce umana ma a certe condizioni e regole. Invece non è mai ammissibile ascoltare strumenti a fiato o a percussione.

Secondo l' etnomusicologo Al-Faruqi, la dottrina religiosa istituisce una gerarchia della musica e del canto distinguendoli in forme proibite, sconsigliate, raccomandate ed encomiabili. Al culmine della gerarchia c'è la recitazione del Corano, immediatamente seguita dalla chiamata alla preghiera e dalla cantillazione religiosa. Legittimi sono anche vari generi di canzoni connessi alle celebrazioni familiari, ai canti delle carovane, ai canti di lavoro e alla musica delle bande militari.
Al livello più basso della gerarchia troviamo "musica sensuale che è eseguita in occasione di attività condannate, o che si ritiene un incentivo per talune pratiche proibite, come il consumo di droga e di alcool, atti di lussuria, la prostituzione, ecc."
Questi generi sono chiaramente proibiti, haram. Tuttavia, la maggior parte delle forme di musica e di canto si collocano in posizione intermedia tra queste precise categorie e la loro appartenenza è controversa (Al-Faruqi 1985: 1-13).
Anche il fatto che l'eccitamento maschile sia più fortemente stimolato dalla vista che dall'udito influenza il giudizio sulle varie categorie di interpreti femminili. Allo scopo di capire i giudizi dei fondamentalisti islamici sull'arte dello spettacolo non possiamo solamente fare riferimento all'opinione degli studiosi musulmani dell'undicesimo o del diciassettesimo secolo, ma dovremmo anche esaminare a fondo il giudizio religioso dei leader più recenti.

Secondo Sheikh al-Azhar Shaltut, che scrisse una fatwa (un decreto o giudizio ufficiale) sull'argomento nel 1960, la musica è ammissibile a certe condizioni. Egli argomenta che Dio non è contro il piacere e che l'Islam ricerca la moderazione. Però esso non dovrebbe avere luogo in circostanze immorali o con compagni dissoluti (Al-Faruqi 1985: 25-26). Lo studioso musulmano al-Quaradawi afferma che il canto e la musica in se stessi sono leciti e piacevoli, tuttavia impone a riguardo numerose restrizioni.
La maggior parte delle forme e dei contesti dell'arte dello spettacolo nell'Egitto contemporaneo è perciò o controversa o proibita, particolarmente se vi sono donne che si esibiscono. Sebbene quindi i fondamentalisti Islamici siano i soli a cercare attivamente di impedire l'arte dello spettacolo, la loro posizione sull'illegittimità dell'arte dello spettacolo, specialmente se al femminile, è condivisa anche dagli studiosi musulmani conservatori e ortodossi.

Ho riportato tutte queste considerazioni da un estratto, liberamente elaborato, di A Trade like Any Other: Female Singers and Dancers in Egypt" di Karin Van Nieuwkerk, Austin: Texas University Press, 1995. (Traduzione italiana tratta da Music & Anthropology). Da notare il fatto che nel testo si fa spesso riferimento al termine ‘prostituzione’, perche’ e’ a tale contesto che la danza femminile e profana veniva implicitamente associata.
Ma nella realta’, quale rapporto hanno le varie culture arabe con la ‘danza orientale’ ?

Anno nuovo

Anno nuovo


Auguri a tutti per un anno sereno, fortunato e pieno di dolcezza, con i versi di Nizar Qabbani, romantico e raffinato poeta siriano.

''...ti e' piaciuto il te' ?
Vorresti un po' di latte?
Oppure...ti accontenterai come sempre...di una zolletta di zucchero?''

Anno nuovo

Tabla, vaniglia e gelsomino

Tabla, vaniglia e gelsomino


Oggi sono un poco triste, sara' il mood opprimente di un leggero raffreddore, cosi' ho seguito i consigli premurosi di Anubis, la mia maestra di danza, 'riposa, non uscire, non ti stancare'. Disdetti gli impegni, ne approfitto per scegliere un brano per una coreografia.
Intanto penso a preparare il sale alla vaniglia: sale dell'Himalaya al quale aggiungere i semini di due stecche di vaniglia da mescolare ai granelli rosa. Si lascia riposare con le stecche incluse in un barattolo, almeno una settimana. Pensavo di macinarlo sulla prossima tartare di pesce, quando trovo il filetto di pesce spada fresco, o magari ecco, la polpa di granchio. I granchi freschi costano pochi euro al chilo. A saperli cacciare, sulla spiaggia di al Bustan spuntano fuori dalla sabbia nel pomeriggio, grandi come tartarughe!

Un po'di olio, qualche goccia di succo di lime, quanto basta per non coprire troppo la vaniglia, e qualche dadino di avocado, ma bisogna sceglierlo con cura, che sia morbido, solo allora la polpa sara' dolce e cremosa. E vicino? Ieri ho visto di nuovo quel riso profumato al gelsomino, viene dalla Thailandia...Ecco il brano che mi piace, cento per cento tabla, per me e'storico!
http://www.youtube.com/watch?v=Yc0X3JmK6EA&feature=related


Fascino orientale

Fascino orientale

Fabio Fabbi (1861-1946) A musical interlude in the harem


Se siete capricciose e annoiate dai consueti divi, vi propongo di guardare verso oriente. Per dovere di ospitalita’, che dire di Nabil al Busaidy? E' tra i pochi omaniti con un minimo di personalita’, e visto il cognome della famiglia reale, anche con quarti di nobilta’. Lui e' un esploratore attualmente impegnato con una spedizione in Antartide, ma e’ noto per essere il primo arabo ad avere raggiunto il polo nord nell'aprile del 2009.




Il desiderio di partecipare ai prossimi giochi olimpici invernali di Vancouver nella specialitá dello sci di fondo e’sfumato, poiche' il Sultanato dell'Oman non ha una federazione di sci, ne'risultati rilevanti... Ma grazie al lavoro diplomatico la commissione olimpica ha suggerito di allenarsi per i prossimi Asian Winter Games, Kazakhstan 2011. Ma la vera sfida e' stata quella di apparire cosi’, sui giornali, in completo gessato blu, e non con la tradizionale dishdasha bianca, il turbante e il pugnale alla cintura; e’audace, ci piace!



Ci spostiamo piu’a est, per il mio favorito, Imran Khan, miliardario e celebre giocatore di cricket, campione del mondo con la sua squadra nazionale, il Pakistan. Certo, si chiamasse Sir Richard Lancaster sono sicura che vedrei meno nasi arricciati. Ma trovo struggente l’intensa e infelice storia d'amore con la bellissima moglie Jemima Goldsmith, ereditiera britannica che per amore lo lascio’, per non ostacolare la carriera di impegno politico a favore del suo sfortunato paese. Raro fair-play femminile.



Per ritrovare frivolezza, dall'India arriva l'attore piu famoso con una lunga carriera che parte negli anni Settanta . Patinato quanto serve, recita, canta, e balla con scherzosa ironia. Il suo nome e’ davvero esotico, Amitabh Bachchan...ho sottratto questa foto alla mia parrucchiera indiana, dicendo 'he's really handsome! (e' proprio fascinoso), e lei, con le idee chiare, mi ha risposto 'and very rich'. Ecco un simpatico video nello stile festoso di Bollywood dove Amitabh si contende con il figlio Abhishek la conquista di Aishwarya Rai, (nella vita reale, moglie di Abhishek). Lei pero' e' irraggiungibile.

  1. http://www.youtube.com/watch?v=bSPO02N3zb0

Il cimitero dei liberi pensatori

Il cimitero dei liberi pensatori


Sfinge e Colonna di Pompeo ad Alessandria
Ho scoperto che ad Alessandria d'Egitto esiste il curioso 'Cimetière des Libres-penseurs' dove sono sepolti tutti coloro che si professavano atei. La storia della costruzione di questo luogo, - e di come il comitato di rappresentanti di varie nazionalitá riusci'a negoziare con le autorita' per ottenere la concessione di un terreno - viene raccontata qui

A memoria fotografica non siamo riusciti a localizzarlo perché la cittá e' grandissima (tra l'altro ci vivono otto milioni di abitanti) anche se tutti i cimiteri sono concentrati nella stessa area di Shatby. Il cimitero detto 'latino in terra santa', quello ebraico, quello islamico...Ma le lapidi erano inequivocabili: 'mori' senza il concorso del bugiardo prete', 'mori' imprecando al Papa'...mi chiedo se ci sono ancora!
Bibliotheca Alexandrina

Sablah e salamlik

Sablah e salamlik

Sablah e' il luogo del villaggio dove si ritrovano gli uomini; si tratta di una parola dialettale usata solo in Oman e pare che non sia nemmeno un termine arabo, ma intanto la lingua parlata e' cosi' svelta ad adattarsi al punto che sablah si usa ora anche per indicare qualunque forum su internet, cioe' un luogo dove incontrarsi in generale per dialogare su temi specifici.
Il salamlik invece e' l'edificio - o la parte della casa - che accoglie gli ospiti e che in epoche passate non poteva mancare nelle vicinanze dei palazzi di re e principi. Ad Alessandria d'Egitto accanto al palazzo reale si trova anche un salamlik ora trasformato in albergo; fu costruito nel 1892 per ordine del khedive (principe ottomano) Abbas Helmi II come palazzina di caccia all'interno del parco di Montazah per la contessa ungherese May-Torok von Szendro, che poi divenne sua moglie con il nome di Gawidan Hanem Abdallah.

Salamlik Palace a Montazah (Egitto)
Anche il Sultano dell'Oman accoglie gli ospiti di stato in un salamlik che si affaccia sulla baia di Muscat. In Arabia esiste l'usanza di bruciare incenso per profumare gli ospiti e propiziare loro buon viaggio al termine di una visita. Questo cerimoniale ricorre anche in un proverbio:
Baad al oud ma fi qoud
'Dopo l'incenso non c é piu' la seduta', vale a dire che quando la visita e'durata abbastanza il padrone di casa fara' girare l'incenso e sara' allora tempo per gli ospiti di lasciare il salamlik.

Donne avvocato in Arabia

Donne avvocato in Arabia



Un canale tv di Dubai ha proposto ieri sera un’intervista live a due donne avvocato in collegamento dall’Arabia Saudita. Il dibattito riguardava l’accesso delle donne saudite alla professione forense. Entrambe laureate in legge nello Yemen, le avvocatesse rivendicavano il loro diritto ad esercitare nel proprio paese; entrambe avevano gia’ lavorato presso tribunali yemeniti e in forza di cio’ si chiedevano per quale motivo non potessero farlo in Arabia Saudita. La legge, di fatto, non lo vieta.
Uno studio legale saudita aveva scelto di delegare ad una avvocatessa un caso da seguire in tribunale, ma una volta giunta in aula la donna si era vista negare il dibatttimento da parte dal giudice. Per quali motivi?
Facciamo un passo indietro. La societa’ saudita e’ schematicamente sdoppiata in due: doppie scuole, doppie universita’, doppi ospedali, doppi servizi, tutto finalizzato ad impedire la promiscuita’. Le donne non possono guidare ne’uscire di casa da sole a meno che non siano accompagnate da un familiare o da un’autista autorizzato dai familiari.
Non possono intrattenersi in pubblico, - per esempio in un locale o per la strada -, da sole, con un uomo diverso da uno stretto congiunto (purche’non sia un cugino), pena l’inflessibile intervento della polizia religiosa e l'eventuale caso in tribunale, con condanne che vanno dall’ammenda alla pubblica e umiliante fustigazione inflitta ad entrambi.
Cio’non toglie che le donne saudite facciano esattamente tutto cio’ che fanno le donne straniere. Studiano, lavorano, vanno in palestra, fanno la spesa, si incontrano tra amiche, si aggirano per i mall con impeccabili tacchi a spillo, e soprattutto viaggiano all’estero, anche da sole, sebbene solo se autorizzate dall’uomo di casa. Questo universo impenetrabile va osservato in punta di piedi poiche’ siamo di fronte ad una cultura diversa nei confronti della quale lo spirito critico non e’sufficiente, o perlomeno dovrebbe essere filtrato da ogni spinta emotiva. Nel corso degli anni ho conosciuto diverse donne musulmane che dopo una lunga esperienza di vita in KSA ne riportavano ricordi negativi causati proprio dalle complicazioni nella loro vita pratica quotidiana, ma sono moltissime anche le donne straniere non musulmane che vivono e lavorano in KSA.
Tornando alle nostra avvocatessa saudita, veniamo a sapere dalle sue affermazioni che in KSA l’interdizione al foro risulta de facto, vale a dire tradizionalmente accettata ma affatto prevista dalla normativa, e che per effetto di questo mondo sdoppiato l’ingresso in aula di una donna andava considerato fuorilegge perche’ la donna era sola e si intratteneva a parlare in luogo pubblico con un uomo diverso da un proprio congiunto. Non avendo altri appigli per motivare il diniego, il giudice rispose che avrebbe parlato con lei solo se accompagnata dalla madre, o dal marito, e che avrebbe dialogato solo attraverso interposta persona. E’ importante sottolineare che in qualitá di legali le due donne avevano comunque ottenuto una delega da parte di un uomo, in un caso, da un avvocato, nell’altro, da un assistito.

L’intervista proseguiva in maniera pacata e le avvocatesse erano razionali e determinate a proseguire la loro istanza personale. In un certo senso posso dire di avere assistito ad una vera battaglia per i diritti delle donne in Arabia Saudita, condotta peraltro con notevole apertura e trasparenza: in pubblico, in un canale televisivo, con un dialogo diretto e privo di retorica bizantina o provocazioni artificiose e malfidate. Per cogliere e apprezzare la prontezza di queste donne nel muoversi all’interno di quegli spazi di vuoto normativo senza infrangere la legge al fine di raggiungere i propri obiettivi personali e’necessario mettere da parte l’apparenza di quelle abaye nere e del velo e conoscere un po’ la cultura araba del golfo.

In altri Paesi del golfo e qui in Oman in particolare la presenza di donne nei tribunali e’invece piuttosto consistente. Nel foro di Muscat e’ rimarcabile il numero di donne avvocato per la maggiorparte sudanesi, irakene, egiziane e tunisine, provenienti cioé da Paesi che nel mondo arabo hanno una consolidata tradizione nel campo degli studi giuridici.
Presso gli studi legali locali collaborano avvocatesse britanniche, indiane, e anche un’italiana, ma esclusivamente come procuratori e consulenti aziendali, poiche’il vincolo e’quello della perfetta conoscenza della lingua araba scritta e parlata, oltre che dello specifico linguaggio giuridico. Infine, malgrado il fatto che la normativa omanita sia fondata sulla legge islamica, l'accesso in aula non e’interdetto ad avvocati cristiani.
La costituzione dello stato, (parte I), recita:
Articolo (1) Il Sultanato dell’Oman e’uno stato sovrano indipendente, Arabo, Islamico, con capitale Muscat.
Articolo (2) La religione di Stato e’ l’Islam e la Shariah Islamica e’ la base della legislazione.
Articolo (3) La lingua ufficiale dello Stato e’ l'arabo.

Danza per me

Danza per me


A pensarci, non e’ poi cosi' difficile conquistare un 'uomo del golfo', anche solo per motivi venali; siate volitive e risolute, con grande spirito di avventura ma svelte, prima che lui si dissolva come un miraggio, stregato da qualche disinvolta fanciulla libanese. Gli uomini d’Arabia hanno pregi e difetti: glaciali, non tradiscono emozioni, sono tanto pragmatici quanto inconsistenti, molto galanti ma in fondo noiosi, riservatissimi e di grande generosita’. Possono rivelare insoliti slanci passionali, allora assecondate almeno il loro appello romantico, non fate nulla, non dite niente. Ciglia finte e occhi aperti, ascoltate e cercate in questo breve glossario d'amore cortese:

fiore zahra o warda
sole shams
luna qamar
notte leil
stelle nejma
cielo samaa
fuoco naar

'Bacio' e 'cuore' non sono tanto amati nemmeno nelle canzoni mentre el hob e' l’amore, habibti significa 'amore mio' detto da un uomo, con la splendida espressione ‘luce dei miei occhi’ , che si dira' noor eini, e infine bahebbek, un languido ‘ti amo’ rivolto ad una donna.


La donna non lo dice e non lo pensa, tanto effimero e' il legame, ma siate pronte quando vi chiedera' 'danza per me'. E se invece lui fosse un vero principe arabo determinato a rapirvi? In questo caso...touche’.

Donne in Oman

Donne in Oman

Cosa fanno le omanite? Ecco un gruppo di vip che trovano sempre spazio sui giornali locali grazie alle loro attitvita', direi anche spericolate!
Laila, intrepida pilota di rally che gareggia con squadre maschili in campionati internazionali.
Fatma, giovanissima tennista qualificata al torneo di Wimbledon lo scorso anno. Il suo allenatore qui a Muscat e'italiano.

Maliha, ingegnere meccanico, lavora tra l'Oman e l'Indonesia sulle piattaforme petrolifere. La sua ambizione e' quella di diventare la prima donna ministro per il gas e il petrolio del Sultanato.
Sahar, avvocatessa con percorso accademico britannico, ha appena avviato il suo studio legale a Muscat e intende introdurre in Oman l'istituto del pro bono, vale a dire del 'gratuito patrocinio'.
Selma, tra i dirigenti di National Bank of Oman.
L'elenco potrebbe continuare all'infinito perche' Muscat e'una citta' molto dinamica malgrado l'aria pigra e sonnolenta degli uomini locali! Ci ha pensato Sua Altezza Aliya, una graziosa principessa omanita, che a fine marzo presiedera' l'annuale conferenza delle donne che operano nel campo economico/finanziario.

E quale sara' il loro segreto? Certamente le interviste a tutte queste donne mettono in risalto il grande sostegno e la collaborazione delle famiglie d'origine e dei rispettivi mariti, ma volendo scherzare, tempo fa, in una gioielleria, mentre sceglievo dei bijoux e' entrata una giovane omanita, della quale si intravedevano solo gli occhi, seguita da due ancelle di compagnia. Il gruppetto era silenzioso, la ragazza si appoggia al banco e senza parlare richiama il commesso in fondo alla sala, semplicemente schioccando le dita.

Intorno al fuoco di Wahiba

Intorno al fuoco di Wahiba


Nel fine settimana ho trascorso una serata al campeggio nel deserto di Wahiba, a qualche ora di macchina da Muscat. Il tempo intorno al fuoco scivola con lentezza, seduti a bere te’ e chiacchierare, oppure a scrutare in silenzio il cielo notturno profondamente scuro.
Il cielo stellato e' spettacolare, ho visto anche le stelle piu' minuscole e colorate, la via lattea, le Pleiadi, qualche costellazione dello zodiaco, molte stelle cadenti, qualche satellite e tanti aerei in volo. Intorno al campeggio le sagome delle dune, visibili e immense, manifestavano la loro presenza anche nell'oscurita'.
E poi i nostri compagni di avventura, britannici, erano troppo goffi! Un gruppetto di teen agers scapestrati costruiva torce da agitare nell'oscurita', ma il vero leader era l'anziano nonno Peter, soprannominato da noi (in segreto) El Alamein, per il piglio da vecchio ufficiale e la scaltrezza nell'armeggiare intorno al fuoco. Piccolo e agile, vigilava il fuoco e per mantenerlo spostava i ceppi a mani nude tra le fiamme. Le sue tasche erano piene di gadget tra i quali una pila a manovella, e non redarguiva certo i nipoti per le torce infuocate, ma anzi, dava loro istruzioni lucide e minuziose come sanno fare con distacco solo gli inglesi anche davanti a giungle malesi, oceani infestati da pirati o nipoti malannosi (tenetele lontane dalle stuoie, verso il basso, in diagonale...).
A meta' serata una gentile nipote ha offerto a tutti i presenti gli spiedini in legno per infilzare i marshmallow da cuocere alla fiamma. Nemmeno io ho resistito a quei batuffoli gommosi di zucchero che una volta abbrustoliti per pochi minuti restano croccanti all'esterno mentre il cuore si scioglie, stucchevole come una mousse. Momenti di paura si sono avuti quando nonno Peter ha deciso di cuocere in piedi il suo spiedino di marshmallow. Hanno tremato tutti a vederlo cosi' curvo sul fuoco, con una mano in tasca, compresi i corpulenti olandesi del gruppo. Un niente e sarebbe finito con la testa nel falo'.

Per questa piccola parte del mio safari ho raccolto qualche immagine nell' album Wahiba Djinn, un po' confusa e dall' aspetto vagamente onirico a causa delle fotocamere danneggiate, o piuttosto di un djinn dispettoso. Presto ci saranno anche quelle del meraviglioso deserto.

Asbestos News Big in Florida

Asbestos News Big in Florida

A number of news stories have been reported in Florida recently about asbestos. Earlier this month, for example, he Cass Street Bridge in Tampa was reopened after it was closed for months for asbestos removal. Employees working on a highway construction site close to Fort Myers found very large quantities of asbestos at the site as well as concrete that was laced with asbestos. Ocala City Hall closed late last year after mold and asbestos was found in the building.
The asbestos cases resulted in one investigation, against a construction company. Posen Construction, working on the Summerlin overpass, was accused of using asbestos illegally after large amounts of the substance were found at the site. The Florida Department of Environmental Protection stopped the company from proceeding on the project while an investigation took place. The filler used in the project is allegedly made with a high amount of asbestos, and the county is blaming the construction company for the asbestos. If an illegal amount of asbestos is found at the site, it will have to be removed, although it is not yet clear who would be responsible for the costs.
The news highlights the prevalence of asbestos in our cities and towns. The substance was once used quite commonly because it was a fire retardant and was considered a safe building material. However, research showed that asbestos exposure leads to a form of cancer known as Mesothelioma as well as to other personal injuries and ailments. Today, many people who develop Mesothelioma or other serous ailments as a result of asbestos exposure seek help from the courts to get the financial resources they need for medical care. Companies are often eager to blame others – manufacturers or subcontractors – when asbestos contamination is found. This can make it hard for victims to recover the compensation they are entitled to by law.
Another problem, according to experts, is a lax attitude about asbestos on the part of lawmakers. In 1989, the Asbestos Ban and Phase Out Rule was created to eventually ban asbestos. However, the legislation was overturned. While the US has strict rules about the use of asbestos, it does not have a ban, like many countries do. This makes it legal to use asbestos in some applications and some projects (including road construction). Some experts believe that since asbestos has been proven so unsafe, a full ban is more practical.
If asbestos were banned outright, for example, much of the controversy in the Summerlin overpass project would not have taken place. The contractors would not be permitted to place any asbestos anywhere at the site and there would be no question over legal limits or cleanup. Experts also note that while there are strict guidelines for asbestos use in place, allowing even some asbestos to be used sends the wrong message. As well, even small amounts of exposure can lead to health problems, further suggesting a complete ban might be ideal.

The issues

The issues

Every year thousands of people travel from Aotearoa New Zealand to the Pacific Islands. In many Pacific Island countries, tourism is the largest industry, impacting on both local communities and resources.
  • In some countries in the Pacific, tourism can account for 75% of foreign exchange earnings (SPTO). 
  • In the year ending April 2008, Fiji alone received 96,755 visitors from Aotearoa New Zealand (Ministry of Tourism, 2008).
Pacific peoples recognise that tourism has the potential to bring huge social and economic benefits to the Pacific Islands, but they are also concerned about some of the dangers associated with tourism.
Some fragile ecosystems of the islands cannot sustain large numbers of visitors; visitors increase pollution in the region, which - unmanaged - has an adverse effect on the environment. This is significantly affecting the coral; the very things that attract tourists in the first place may inadvertently be destroyed by them.
Another area of concern involves foreign tourism investments, which can mean that profits from tourism go straight overseas, rather than to local communities. Locals can end up bearing all the costs of tourism (such as on their environment and culture) while receiving none of the financial benefits.
Pacific peoples, alongside others from all over the world, are actively engaged in developing and researching ways in which they can meet the many challenges posed by tourism.
How can you ensure that your visit to the Pacific is a positive experience for both you and the people in the country you visit?
Following the guidelines in the Responsible Tourism Code for the Pacific is just one way that Aotearoa New Zealanders travelling to the Pacific Islands can support the efforts of Pacific Island peoples to ensure that tourists bring benefits - not problems - when they visit.
Our download page has versions of the Code that you can print yourself.

Being a responsible tourist

Tourists can make a big difference by only supporting the type of tourism that is not harmful to the environment and is supportive of local communities working to gain or maintain sustainable livelihoods. The seven points of the Code are a good place to start. Here are a few more details about each of the points in the Code:

Learn about the country and its culture

You'll have a better time if you do some research about the place before you visit and learn a few words of the local language or dialect.
Remember that the Pacific Islands are not one homogenous group. There are differences in customs, dialects, languages and etiquette between and within Pacific Island countries.
The south-pacific.travel website is a good starting place to get in touch with local visitors centres who can let you know more about the places you'd like to visit.
If you respect the local customs, and the dignity and rights of the local people, in turn, you'll be better respected as a visitor.
It's good to be aware that while you're wandering around on holiday, people are going about their normal lives. What's appropriate in one country or village may not be appropriate in another; what's appropriate in town may not be appropriate in villages, but here's a few general tips:
  • Don't take photos without asking, including photos of children
  • Don't enter into people's private spaces/homes without invitation
  • Pacific peoples tend to be more modest than some tourists; showing shoulders, or sometimes even thighs when swimming may be inappropriate outside tourist resorts
  • Giving money and/or gifts to children can be inappropriate and there are concerns about an increase in begging throughout the Pacific. If you want to support the local community, you might like to support local initiatives or community projects instead.

Minimise environmental impact

Pollution is becoming a major problem in the Pacific and tourists have contributed majorly to this. In Fiji, for example, bad flooding is exacerbated through rivers being clogged with plastic bottles and bags.
You can help by reusing your water bottle, using filtered water or iodine tablets if you're concerned about the cleanliness of local supply.
You can refuse plastic bags at supermarkets or shops.
In some places in the Pacific, water is scarce and power is costly to generate. Pitch in with the locals and try and keep your usage low.

Protect the coral

The coral reefs in the Pacific are particularly vulnerable to the impacts of tourism. Coral reefs are living organisms that can be destroyed by people touching, walking on, or taking away items from the reef. Harvesting the coral to satisfy tourist demand for jewellery and trinkets is also damaging.
As long as tourists demand to be taken walking on the coral, or continue to buy coral products, some people will keep selling those services and products. If you want to have mementoes of your trip you might instead opt to buy locally-made traditional art and craftworks.

Support local initiatives

Part of the fun of a holiday is trying new things and living in a different way to how you do at home. Rather than going for a steak and chips or a tofu burger, try some of the local food and drink - every bottle of coke has to be imported and transported in, all of which impacts negatively on the environment. Besides, purchasing imported goods usually costs you more!
Make sure the 'genuine pacific fine mat' you're thinking of buying, or that great light-up coconut palm doesn't have a Made in China sticker on the bottom of it. Give something back to those who have accepted you into their home country, and look for local produce and products.
Consider staying in locally-owned accommodation and supporting local tour operators.

Pay a fair price

In most parts of the Pacific bartering is unacceptable and prices are fixed.  Local tradespeople set what they consider to be a fair price and may be insulted if you offer anything lower.
In some of the larger towns like Suva (Fiji), bartering may be appropriate at the market places, but the local visitors centre will be able to tell you. Check up about the local protocol before you start haggling for the best deal.
Remember that while you're hunting round for the best bargain, the cheapest prices may mean that the people involved in manufacture could well have been paid the least.

Think about your impact

When you're travelling, you are a guest in somebody else's home. As well as taking care to respect the particular customs of your hosts, don't do anything you wouldn't do at home.
The spread of Sexually Transmitted Infections (STIs) including HIV / AIDS are a growing concern in the Pacific. As a tourist, you have a responsibility to practise safe and responsible sex.
Many people in Pacific Islands have very different attitudes to sex than tourists. What you think of as a casual fling may have far more serious implications for a local.
It doesn't take much to make your trip a positive experience for everyone.

Other things to think about

There are no universal standards for 'ecotourism', 'sustainable tourism' or 'responsible tourism'. While there are many genuine operators promoting themselves under one of these slogans, others might just be jumping on the trendy ecotourism bandwagon.
The term 'ecotourism', for example, is common today and could refer to anything from bungy-jumping in a rainforest to a souvenir shop selling polished shells. An 'ecotourism' operator might not necessarily be doing anything good for the environment. It's up to you to see what they're doing and decide for yourself.
Greenglobe is a legitimate ecotourism benchmarking system for the tourism industry. While Greenglobe does require businesses to meet particular standards of environmental care, it is very expensive to register. Large multinational tourist operators may be in a much better financial position to join and market themselves under the Greenglobe slogan than smaller tourism ventures, which might actually be much more sustainable and bring more real benefits to the local community. If you are visiting large-scale tourist operations, however, it doesn't hurt to ask if they are a Greenglobe member.
Air travel has boomed in the last few decades, but it comes at a cost. Aeroplanes contribute massively to greenhouse gases, which contribute to global warming, which in turn, threatens low lying atolls in the Pacific and elsewhere. There are a number of ways you can consider this when you travel to the Pacific.
Follow the principles of slow travel. Use slower forms of transport where possible and take one long holiday rather than a number of trips per year.  This cuts down on your environmental impact, gives you time to properly relax and provides more time to explore; spreading the economic benefits of your stay further.
Hire a bike instead of a car.
If you need to hire a car, choose a model with a small engine to cut down on your fuel consumption.
Offset the carbon produced by your flight.  This is not as effective as not flying but it does go someway to mitigating your impact.  There are a number of carbon offset schemes out there, investing your money in environmental projects or renewable energy. One such Aotearoa New Zealand based scheme is Offset the Rest.
Tourism can have particular impacts on tribal peoples and indigenous people.  There are a number of organisations of tribal and indigenous peoples that look at issues of tourism that are connected to the Web.
Survival International is an international organisation supporting tribal peoples worldwide with information on tourism.
Partners in Responsible Tourism are particularly interested in the impact of tourism on indigenous peoples.
When travelling to an area with a high degree of tourism based on the local culture, try to use locally-owned tourism providers so control of the tourism remains within these communities.
Our Learn More page links you to information, websites and organisations that are working on issues around responsible tourism.

Tourist code

Tourist code

We are all guests of the local inhabitants of this area. From before the Roman conquest of North Africa the Berbers were the original inhabitants. We owe it to them to respect their environment and culture. We will be the richer if we also learn from them and minimise our negative impact.

Introduction

The Berbers of the High Atlas follow Islam and as such do not drink alcohol nor eat pork. They are tolerant of western habits and wish tourism to develop for the mutual benefit of themselves and visitors. We do not wish to see the area turn into an artificial playground but to develop in a sustainable way for our and future generations. Please be considerate during your stay. By following the Code of Conduct below we believe you will not inadvertently cause embarrassment or damage to yourselves or our hosts.

Protect the natural environment

  • Limit deforestation – make no open fires and discourage others from doing so on your behalf. Where water is heated by scarce firewood, use as little as possible. When possible choose accommodation that uses kerosene/gas or fuel-efficient wood stoves.
  • Remove litter, burn or bury paper and carry out all non-degradable litter. Imlil has a rubbish collection system - please assist and show good example by depositing litter in the bins. Graffiti are permanent examples of environmental pollution.
  • Keep local water clean and avoid using pollutants such as detergents in streams or springs. If no toilet facilities are available, make sure you are at least 30 metres away from water sources, and bury or cover wastes.
  • Plants should be left to flourish in their natural environment – taking cuttings, seeds and roots is illegal in many parts of the High Atlas.
  • Help your guides and porters to follow conservation measures.

Respect local traditions, protect local cultures and maintain local pride

  • When taking photographs, respect privacy - ask permission and use restraint.
  • Respect religious and cultural places - preserve what you have come to see, never touch or remove religious objects.
  • Giving to children encourages begging. A donation to a project, health centre or school is a more constructive way to help.
  • You will be accepted and welcomed if you follow local customs. Use only your right hand for eating and greeting. It is polite to use both hands when giving and receiving gifts.
  • Respect for local etiquette earns you respect - loose, lightweight clothes are preferable to revealing shorts, skimpy tops and tight fitting action wear. Hand holding or kissing in public is disliked by local people.
  • Visitors who value local traditions encourage local pride and maintain local cultures, please help local people gain a realistic view of life in Western Countries.
Based on ‘Tourism Concerns’ Code of Conduct developed for the Himalayas
This ‘Code of Conduct’ has been endorsed by:
The Village Associations of the Imlil Valley, The Governor D’Al Haouz, The Centre de Patrimoine de Haut Atlas, The Minister of Education, The Minister of Tourism, The Mountain Guides Association, The Association of High Atlas Tour Operators and all with an interest in the area.

Wahiba Sands



Le Sabbie di Wahiba si estendono ai margini del leggendario Quarto Vuoto, che in Arabia si chiama Rub‘ al-Khālī ed e'il deserto di sabbia piu' grande e inesplorato della Terra.
Quando si arriva a Wahiba Sands le montagne si lasciano alle spalle e il deserto inizia all'improvviso lungo il bordo di un antichissimo wadi (un guado). Il terreno passa di netto dal grigio piatto dei ciottoli alle dune di sabbia rossa, la nostra guida Salem ha detto che non piove da cinque anni, prima le piogge fermavano il deserto ma ora le dune avanzano due metri ogni anno.
Questo luogo e'veramente una frontiera dell'Arabia, ci vivono le tribu'nomadi dei Wahiba, ed e' anche una terra ricca di richiami biblici, come tutto l'Oman, a partire dai bizzarri e misteriosi nomi arabi dei villaggi.
Ma prima di tutto ci vuole un po di thrilling sulle dune, basta salire sui fuoristrada guidati da questi omaniti scatenati, che lanciano la macchina contro le dune ripide come un aereo in decollo, e poi le risalgono fino alla cima. E poi ne trovano una piu'alta e piu'ripida, si appostano in bilico qualche secondo e si buttano giu' con l'auto in verticale a tutta velocita'.
Dalle dune piu'alte la distesa di sabbia e' incommensurabile e per ammirarla bisogna sfruttare l'alba oppure attendere il tramonto, a piedi nudi sulla sabbia compatta, nell'aria limpida e silenziosa.
Adoro il deserto per il senso di sconfinata libertá, senza limiti, perche' non c'e' niente ed e' un luogo semplice ed essenziale ma 'pieno di vita': lucertole, insetti, scorpioni, serpenti, le capre, i cammelli, e poi gazzelle, uccelli, piccoli fiori invisibili, per trovarli bisogna cercarli, e aspettare.

Anche in questa occasione ho raccolto le foto nell'album Wahiba Sands, in particolare l'abito e gli accessori khalij provengono tutti dal souk di Muscat.


Wahiba Sands